4 Tricker x 4 trekker
luglio 2006

Danilo, Vittoria, Marco e Irma


scrive Danilo:

2 uomini e 2 donne, 4 tricker appena srodate e la Sardegna nel mese di luglio. Gli ingredienti per una ricetta coi fiocchi ci sono tutti.
Ma non mi basta, penso ad una vacanza un po’ particolare: km, curve, paesaggi, sterrate e,… e poi parcheggi la moto e cammini ore sotto il sole di luglio per luoghi meravigliosi che neanche con un mulo raggiungeresti, uno su tutti Tiscali, non quello di internet, quella è altra storia, ma il luogo “magico” da cui è stato tratto il nome del provider internet.
Ne viene fuori una splendida motoavventura che corona più sogni:
· riuscire a fare fuoristrada ognuno sulla propria moto e non con la pulzella ad occupare la sella e a trasformare in pachiderma quel che era una gazzella (scusate la poesia del motociclista, mi è scappata): questo grazie alle tricker che hanno permesso alle nostre donne (di statura media… sarda) di affrontare percorsi impegnativi in fuoristrada in tutta tranquillità;
· riuscire a coniugare fuoristrada in moto e a piedi;
· riuscire a far vedere ad Irma e Marco, “i continentali”, una Sardegna diversa dalla solita cartolina spiaggia+mare.


sosta fotografica sulla ss 125

Si parte da Cagliari, destinazione Baunei percorrendo la fantastica ss 125 orientale sarda, 150 km che diventeranno 200 per le varie deviazioni: soste panini per pranzo, tuffi e nuotate in zona Quirra e ultimi acquisti prima di abbandonare la civiltà. Si, proprio così, da giorni non faccio altro che dire che andremo in un altopiano che sa di Jurassic Park, senza paura di smentite.
Prologo di tanta bellezza è Pedra Longa e relativa codula (vallata che scende al mare): Pedra Longa è un torrione roccioso sul mare tra Baunei e S. Maria Navarrese, da qui ha inizio la splendida zona calcarea che arriva fino a Orosei e che comprende, tra le tante, la notissima cala Luna.
Marco, che fino a quel momento era stato tranquillo, diventa Tex Willer e spara… fotografie a raffica, immortalando scorci mozzafiato e animali allo stato brado che pascolano tranquillamente.
In fondo alla codula c’è anche un incantevole bar ristorante in pietra e ginepro, dove ci godiamo una fresca birra in tutta solitudine e ci scambiamo le prime impressioni: paesaggio irreale, quasi magico, strade deserte, curve e pendenze da brivido, e poi i profumi e i colori e gli animali lungo la strada.
Ma ora il Golgo ci attende, l’affascinante altopiano calcareo di 25 km di lunghezza che separa Baunei dal mare, che conosco discretamente e dove ho prenotato 2 camere nell’albergo-rifugio omonimo: per 3 giorni gireremo qui attorno.
Nonostante siamo quasi di casa, per me e Vittoria è sempre un’intensa emozione affacciarci sulla valle incantata. Altrettanto lo è per Irma e Marco che percorrono i rimanenti km in un relax quasi estatico, attenti a guardare (e a scansare) i maiali, le capre, i cavalli e gli asinelli che girano allo stato brado e che preannunciano l’arrivo alla meta.



1 km prima del rifugio termina l’asfalto, finalmente! Tutti a guidare in piedi, come si addice ad una Tricker.
Antonio, il gestore del rifugio, bauneese vero e verace (e non finto sardo ad uso e consumo del turista), che ha subordinato le scelte commerciali dell’azienda alla valorizzazione della cultura locale, ci accoglie col suo orgoglioso abbigliamento tradizionale: pantalone in velluto, camicia bianca, scarpa da montagna fatta su misura e berritta in testa. Nel rifugio-albergo, che domina parte dell’altopiano, si mangia divinamente e si dorme meglio, vi è anche il maneggio, una splendida ricostruzione di pinneta (capanna circolare dei pastori di Ogliastra e Barbagia fatta con muretto a secco di pietre e un tetto di tronchi di ginepro che, per l’intreccio particolare, garantiscono l’impermeabilità), uno spiazzo dove piantare, all’occorrenza, qualche tenda, una foresteria e alcune accoglienti camere d’albergo, oltre a bar e ristorante tipico.


al rifugio -albergo il Golgo

2° giorno - Per l’indomani ci organizziamo qualcosa di rilassante, giusto per riprenderci dai preparativi del viaggio e dai trasferimenti (Irma e Marco vengono da Perugia, per cui si sono sbafati anche il viaggio in nave e 200 km di asfalto), così pensiamo di inforcare le tricker a mo’ di bicicletta, niente casco e protezioni, velocità bassissima e visita ai principali siti del luogo.
Al mattino: la chiesetta campestre del xv sec. con le caratteristiche cumbessias (tettoie ove dimoravano i pellegrini), uno degli innumerevoli nuraghi della zona e le dolcissime famigliole di asinelli sardi; mentre per il pomeriggio trekking verso la splendida cala Goloritzè.


asinello al pascolo brado

Cammin facendo, l’entusiasmo ci prende la mano e ci avventuriamo in un fuori programma, percorrendo un sentiero residuo di una strada dei carbonai dell’800, ormai praticabile solo a piedi, che è parte di un difficile e lungo trekking, peraltro già fatto da me e Vittoria in primavera. L’escursione è impegnativa, una dura pietraia, a tratti ci fermiamo per tirare il fiato e fare il punto della situazione: non tutti e non sempre riusciamo a guidare in piedi e per le natiche son dolori.



salita, polvere e pietre: che bello! 0

Arriviamo all’attacco dell’ascesa pedestre, lasciamo le moto e ci facciamo un mini-trekking di mezz’ora per arrivare ad un ovile storico, ormai abbandonato, con due pinnete e un recinto per il bestiame, prima vera tappa dell’intero percorso.


pinneta

Ma è già ora di rientrare perché non abbiamo scorte d’acqua né di cibo, non era previsto…
Dopo un leggero pasto e un attimo di relax, il tanto per far scendere un po’ il sole di luglio, con le tricker arriviamo all’attacco del sentiero per Goloritzè. Erano anni che non venivo qui e, con mio stupore, trovo “nel nulla” un bar e un parcheggio a pagamento, roba da matti! Comunque, risalendo dalla faticosa camminata, ti puoi fermare a bere una fresca birra per reintegrare i sali minerali.


Goloritzè - l'arco


l'Aguglia di Goloritzè - mt148

Il trekking è breve, max 1 ora e mezzo a scendere e 2 a salire, circa 450 mt di dislivello all’andata e altrettanti al ritorno, molto ripido e faticoso. Il percorso non è da sottovalutare per caldo, sete e fatica, tanto più che la salita è al ritorno. La codula che ci porta al mare è favolosa e accoglie alcuni vecchi ovili ridossati alle rocce, alberi secolari e termina con l’Aguglia, una candela rocciosa alta più di 160 mt a strapiombo sul mare e meta di free-climber. A circa metà percorso si interseca il bivio per il selvaggio blu, noto come il trekking più duro d’Italia: almeno 7 gg su sentieri da capre, senza rifornimenti, con salti in corda e notti in sacco a pelo.


Irma e Marco

Scendendo incontriamo diversi trekker che risalgono, il saluto è d’obbligo come in moto. La cala è…un mare cristallino, come si conviene ad una zona carsica dove l’acqua dolce intraterrena vi confluisce, … è l’aguglia, … è l’arco calcareo che va a morire in mare.
Un tuffo e un po’ di relax prima della faticosa risalita. Dopo 2 ore, qualche bestemmia e un tot di sudore, siamo al bar-parcheggio a bere la meritata birra che conclude la nostra rilassante giornata.


arrivo a cala sisine


cala sisine

3° giorno - ci attende cala Sisine, 30 km a\r di sterrate e pietraie, una decina di km a piedi e il mare.
Solo nell’ultimo tratto dobbiamo rinunciare a proseguire con le moto per le grosse difficoltà dei meno esperti (le donne!): qualche caduta e momenti di crisi, ma il ciottolato di un torrente in secca tra la fitta vegetazione, forse, non è roba da poco.



strada sisine

Al rientro facciamo una breve sosta alla voragine del Golgo, un buco circolare di 270 metri di profondità a campata unica, fa proprio una certa impressione.


quanti CV e che coppia!

4° giorno - trasferimento verso Orosei, dove abbiamo preso in affitto un appartamento.


Urzulei

Per evitare di rendere troppo rilassante la giornata facciamo una tappa intermedia sui monti di Urzulei per visitare Pischina Urtaddala, una splendida gola con piscina naturale, grottone e salti d’acqua (che a luglio non c’è, n.b.) che culminano con un salto di 80 mt verticale tra le rocce calcaree.
Il trasferimento da Baunei al passo di Genna Silana (1000 mt) è uno dei più bei tratti della ss 125 sia come panorama sia come godimento motociclistico, occhio però a eventuali sassi sull’asfalto e animali vaganti.




Pischina Urtaddala

Prima del passo voltiamo per la sterrata che conduce alla nostra tappa, le tricker si comportano bene anche con il bagaglio, a patto di stringere un po’ di più tutto.
Alcuni tratti sono impegnativi, se non altro per la pendenza e le pietre. Arriviamo al punto di sosta che è l’una, sbraniamo i panini e proseguiamo col breve trekking. Alle 4 del pomeriggio siamo in marcia, poco dopo svettiamo sul passo e gocciola e fa freddo (come sempre). Il paesaggio è ancora molto coinvolgente fino a Dorgali poi, finito il calcare, la campagna diventa piatta e brulla fino a Orosei.


pascolo brado lungo la ss 125

5° giorno - avendo pietà del gruppo, mi piego ad una giornata di relax al mare insieme a Lisa, un’amica guida escursionistica (società Keya) che ci dà informazioni utili per il trekking del giorno seguente.


un passaggio difficile a Gorroppu


la gola di Gorroppu

6° giorno – trekking a Gorroppu, lunga e alta gola carsica veramente affascinante. Attualmente l’avvicinamento è possibile solo con dei fuoristrada, perché un alluvione si è portato via la strada e un ponte, per cui …guadi e orientamento.
Lungo il percorso visitiamo un sito archeologico di domus de janas (case delle fate), luoghi sepolcrali prenuragici scavati nella roccia.


una domu de janas



Danilo

In una ripida salita, Irma, precedentemente istruita da Marco a che non si incanalasse in un profondo solco longitudinale tracciato dall’acqua piovana in un ripida e sdrucciolevole salita, imbocca proprio quello e alla fine va giù, prende a calci la moto e urla “lo sapevo, lo sapevo”. Eh si, anche noi. Vittoria, in pieno spirito emulativo, mentre ormai cercavamo un punto dove lasciare le moto, pinza distrattamente il freno anteriore e contemporaneamente sterza a velocità ridottissima, in una sdrucciolevole e ripida discesa. Bagno di polvere, morale e una leva freno un po’ piegati. Iniziamo il trekking che si rivela più lungo e faticoso del previsto per il caldo afoso, alcuni passaggi deviati a causa dell’alluvione e perché speravamo di portare le moto più avanti, riducendo l’avvicinamento.


Marco in volo, andra' a pacco ?

La meta è la gola carsica e questo trekking ha la peculiarità di essere realmente concluso da pochi perché i più si attardano, a bocca aperta, ai primi metri e si perdono la bellezza della parte più a monte. In parte succede anche a noi, perchè non possiamo privare Irma e Marco, che la vedono per la prima volta, di viversi le sensazioni uniche che si provano addentrandosi nel canyon.


Vittoria

È dura finire un trekking e dover salire in moto per affrontare sterrate, sabbia, guadi per 10\20 km e poi asfalto e curve per 50 km, ma è anche il degno coronamento di giornate indimenticabili.

7° giorno - Un paio di ore di sonno in più, per recuperare, poi al mare nella splendida cala Cartoe, strada con belle curve, più una ventina di km sterrato a\r, profumi e colori della macchia mediterranea e polvere. In pomeriggio, visita alla bella grotta di Ispinigoli detta l’abisso delle vergini per l’errata ipotesi di sacrifici umani in periodo nuragico o prenuragico.
Caratteristica è la grande sala d’accesso con un enorme stalatto-stalagmite.

8° giorno – La meta è Tiscali, villaggio nuragico costruito in una dolina (grotta di cui è crollata la volta che determina un anfiteatro naturale) arroccata tra i monti, nella valle di Lanaitto, altra perla della Sardegna.
Anche qui, stesso metro organizzativo: 50 km asfalto, 10\20 km sterrate + trekking 2h + varie ed eventuali, all’andata, altrettanto per il ritorno.

La martora mascotte di Tiscali


la cengia (balconata a strapiombo) di Tiscali


Marco nel passaggio segreto di Tiscali


Tiscali


curtigia di Tiscali

Le sterrate della valle del Lanaitto sono spettacolari da fare in moto, ma è bene fare attenzione alla sabbia depositata dalle piene, generalmente in curva, e agli animali al pascolo brado.





la valle di Lanaitto

Lasciate le moto, ci inerpichiamo per la salita a Tiscali e in un paio d’ore siamo … alla biglietteria… si, da qualche anno è stato attivato un servizio di guardiania e guida archeologico-naturalistica che sta dando ottimi risultati nel preservare l’ambiente e nell’arricchire di informazioni il turista.
Seguite le spiegazioni insieme ad un gruppo di scout e dopo un giro per la dolina ad ammirare capanne nuragiche e rarità botaniche, ci ritroviamo a bere un ottimo vino di proprietà con la simpaticissima e colta guida locale, Lino. Questo piacevolissimo fuori programma ci porta via un paio d’ore per cui, una volta ritornati a valle, riusciamo solo a vedere l’antro della grotta Sa Oche, ma non a visitare l’importante villaggio nuragico di Carros (anche perché il servizio termina alle 18,00… in piena estate!).
La grotta Sa Oche (la voce) è collegata carsicamente ad un’altra, Su Bentu (il vento), e i loro nomi derivano da ciò che avviene dopo forti pioggie: la piena è annunciata dal vento a monte e dalla voce a valle; meglio non sperimentarla nei paraggi per la violenza della fuoriuscita dell’acqua che ci spazzerebbe via come un sasso sparato dal tassello.


Sa Oche


grotta Sa Oche

9° giorno – come ultima escursione ci appoggiamo a Keya per fare un po’ di corda doppia (canyoing) lungo la codula Fuili, a ridosso della rinomata frazione di Cala Gonone. Lisa non può farci compagnia, ma c’è Gavino, suo marito, con un folto gruppo di escursionisti tedeschi al seguito. I salti in corda sono 5 e adatti ai principianti, l’ambiente calcareo della codula è bellissimo e sfocia, dopo un bosco di alti oleandri, sulla cala omonima dove un bagno e una nuotata chiudono l’escursione. È il primo giorno che i tasselli delle Tricker si bevono solo asfalto.


salto a codula Fuili in corda doppia - 18mt


codula fuili

il 10° giorno ci aspetta il rientro a Cagliari, 250 km di superstrada che le Tricker divorano con un paio di soste caffé\benzina. L’avventura è finita.: Riapriamo gli occhi.

Identikit:Marco, la manettaDanilo, l’apripista, mezza manettaVittoria, la prof., scarsa manettaIrma la dolce, senza manetta Il viaggio:1.100 Km in totale di cui circa 400 su sterrate o pietraie.Le Tricker ottime in tutte le situazioni, pur con i loro limiti.

Il nostro Tricker Team è stato ammirato non poco, forse ancora più di quanto pensassimo, da sardi, merdionali e settentrionali (a luglio ce n’è più dei sardi): 4 tricker nero-arancio, moto un po’ enduro, un pò trial e un po’ scrambler, 2 piloti e 2 pilotesse con abbigliamento un po’ motociclistico e un po’ trekkistico, un po’ fuoristradistico e un po’ turistico.



Vittoria


trikker trekking


le fantastiche 4

Esperienze precedenti:
Io e Vittoria abbiamo all’attivo numerosi motoviaggi: alpi lombarde, Corsica, Sardegna, Val d’Aosta, alcuni con formula moto+trekk.
Nostra compagna di viaggi la mitica (forse solo per me) SWM XN 350 scrambler, che ha visto più sterrate che asfalto, arrivando quasi ovunque e maturando + di 100.000 km.Prima, durante e dopo abbiamo cavalcato Honda XL 125, Cagiva SX 350, Aprilia ETX 350, Aprilia Pegaso 650, XT 600 E.
Marco ed Irma erano al loro primo motoviaggio.Marco ha avuto TT350, TT600, Suzuki DR400, KTM, Husqwarna.Irma è alla sua prima moto, è stata la prima di noi a comprarla, nonostante il nostro scetticismo per una “mezza moto”. Dopo un anno, l’abbiamo seguita tutti, perché con una tricker ti diverti, ci puoi fare anche un po’ di strada e, se sbagli, è pronta a perdonarti (meglio non esagerare).

Avvertenze e rischi:
spesso si è portati a pensare che i trekking in Sardegna siano più semplici di quelli alpini, per cui facilmente affrontabili da chiunque. Niente di più sbagliato: la situazione climatica (temperatura e afa), la fatica, la necessità d’acqua (almeno 2 lt a testa), la difficoltà di orientamento per la costante presenza di vegetazione, porta molti sprovveduti a ricorrere al 118 e i più sfortunati a lasciarci le penne.
La cosa più opportuna, in caso di scarsa esperienza e conoscenza dei percorsi, è rivolgersi alle brave guide locali.
In moto occhio alla benzina, puoi percorrere un mucchio di km su sterrate e altrettanti su asfalto prima di trovare un distributore e non tutti col 24h.
Da maggio a ottobre c’e + polvere che in un barattolo di borotalco; le pietraie sono infinite!

Dotazioni di bordo:
gps cartografico con Oziexplorer e IGM 1:25.000 montato al manubrio e facilmente rimovibile per uso pedestre.
Sulla moto ho predisposto un attacco accendisigari universale, mentre per l’uso pedestre è autoalimentato.
Videocamera minidv al manubrio: ok su strada e un disastro in fuoristrada
Fotocamera digitale + Marco grilletto facile + quasi 2 Gb di memoria.

Sistemazione bagagli:
per le trasferte una mega borsa da serbatoio, borse da sella, zaini;
per le escursioni quotidiane zaini trekk e marsupi.

Consigli utili:
viaggi del genere devono essere attentamente preparati con largo anticipo, minimizzare il bagaglio rinunciando al superfluo sia per le trasferte che per gli avvicinamenti ai trekk.Sempre utile coltellino, pila, bussola, carta stradale + igm. Indispensabili viveri e H2O.

Abbigliamento:
si deve giungere ad un compromesso: sicuramente rinunciare a stivali, pantaloni e pettorine da enduro, da sostituire con scarpe da trekking, anch’esse rinforzate e bloccanti la caviglia, pantaloni antistrappo riducibili a bermuda sotto cui indossare le ginocchiere da enduro, giubbotto moto estivo traforato antistrappo con protezioni gomito-spalla-schiena (ottimo quello alpinestar, resiste a rovi e piccole abrasioni), maglietta o camicia da trekk ad alta traspirabilità, la camicia permette una migliore modularità della copertura, casco e guanti.
Il principio è che tutto ciò che mi porto in moto me lo ritrovo durante il trekking (ad esclusione del casco che ti organizzi per legarlo alla moto) ed è già faticoso portarsi dietro solo giubbotto e ginocchiere, figuriamoci stivali e pettorina!

Danilo Sisto