Il Paradiso Perduto, 2 giorni Abusiv-Hard??
uscita del 13 e 14 dicembre 2008.

Partecipanti : Stefano, Danilo , Giuseppe "Peppe".


Scrive Stefano:

Un parco giochi immenso. Strade remote, passaggi tecnici, guadi, rampe cattive e tratti scorrevoli. Tutto finito. Se abitassi da quelle parti penserei a vendere la moto. Non c'e piu' nulla.

Chissa' che rumore faceva la montagna che si disfava pezzo dopo pezzo sotto il peso dell'acqua. Un'acqua cattiva e violenta, come forse non si vedeva da anni. Si e' aperta la strada in mezzo ai boschi, ha scavato sentieri e trasformato le mulattiere in canali orrendi e profondi che inghiottono alberi, macigni e moto. Le frane hanno segnato i fianchi dell'altipiano di Quirra e certo non hanno evitato le opere che collegavano il fondovalle: strade interrotte, aziende isolate, bestiame abbandonato e motociclisti in angoscia. La natura, come sempre, si fa beffe della goffaggine umana: ieri erano le case di Capoterra; adesso vediamo le strade tracciate da maldestre ruspe in ancora piu' maldestri rimboschimenti del Salto di Quirra. L'uomo non cambia e la natura ha la testa dura.

E' buio, il cielo e' coperto ed ogni cento metri c'e' un ostacolo piu' cattivo di quello precedente. Il sudore non fa in tempo a gelarsi addosso nei brevi tratti in cui riusciamo a guidare la moto. Il resto e' spingi, tira, solleva e attento a non finire con la ruota nel burrone. Siamo stanchi, esasperati e abbiamo anche finito l'acqua.
Acqua, acqua dappertutto e non un goccio da bere!

Soli, al buio, in fondo ad una valle: dobbiamo fare solo molta attenzione a non farci male e a non perdere la moto in fondo ad un pendio o a qualche buco nascosto. Il GPS rassicura, ma allo stesso tempo e' la tortura della meta che non si avvicina mai. E come potrebbe, se la media di marcia sara' di ben UN chilometro all'ora su un tratto di meno di dieci chilometri?

Ci siamo messi li' con le nostre mani e con le nostre mani ne dobbiamo venire a capo. Perche'? Perche e' li'.

I crampi, la schiena fa male, la bocca e' secca. E intanto si trova sempre il modo di riderci su e tirare la corda e ringraziare il buio che non ti fa capire quanto in alto e' quello stretto passaggio nel mezzo della frana. E quella stessa frana che ha interrotto gia' due volte il percorso tra un tornante e l'altro, cosa ci riservera' al terzo tornante? Quello ad appena cento metri dalla strada asfaltata.
Pensa un po' se domenica dovremo toranre qui a tirare fuori le moto percorrendo a ritroso questo disastro...

Bella la strada asfaltata. Mai amata tanto la strada asfaltata. Si urla di gioia, ci abbracciamo e stringiamo le mani. Siamo interi e ci siamo tirati fuori dai pasticci da soli. Finalmente il telefono ci permette di tranquillizzare le persone che alle nove e mezza della sera non avevano avuto ancora notizie di noi. E mentre ci copriamo un po' per affrontare l'ultimo tratto di strada che dovrebbe portarci all'albergo notiamo che, stranamente, non passano macchine. E infatti Peppe, partito per primo perche' il piu' lento dei tre per una foratura, ritorna dopo pochi minuti annunciando che anche la strada asfaltata, riufugio di civilta' e sicurezza, e' interrotta per frana a monte.
E a valle?
Questa giornata non vuole finire mai...

Stefano
AbuXivo

ps foto, mie e di Danilo, su
http://www.motosardi.org/ollast/foto/album/jalbum.asp





Scrive Danilo:

Pioggia, freddo, neve, eravamo pronti a tutto, carichi del nostro entusiasmo, nessuno di noi poteva immaginare l'epilogo della giornata. Il sole splende alto la giornata è tiepida e piacevole. Vi risparmio i dettagli dei percorsi in agro di Sinnai, sono degni di nota invece le varianti in zona Armungia - Escalaplano che ci hanno evitato quei fastidiosi 10 km di asfalto.


E' in questo tratto che troviamo un guado, piccolo ma stronzo, con fondo in cemento viscido e una corrente tale che mi ha letteralmente portato via il posteriore facendomi fare un mezzo bagno. Arrivati sulla piana del poligono esploriamo con successo una interessante bretella che ci evita altri 3 km di asfalto, insomma tutto sembra filare liscio: poco asfalto, bella giornata, ci stiamo divertendo.


E' a questo punto che decidiamo di scendere a valle passando da una nuova strada per evitare il famigerato guado del rio San Giorgio, già citato in altri report. Mentre scendiamo, ci accorgiamo subito che la difficoltà cresceva, "meglio", pensavo, così ci sgranchiamo un pochetto. Poi però la strada non era più una strada ma una sorta di mula impestata, poi ancora, anche la mula diventa una sorta di gretto di fiume, ma ancora riusciamo a andare giù con le chiappe sulla sella. "Meno male non la dobbiamo farla in salita, altrimenti col ca@@o che ……" esclama uno della spedizione. Altro paio di cento metri e trovo Beppe fermo davanti al baratro (vedi video o foto).

Siamo ancora gasati quindi non ci perdiamo in chiacchiere e via a spingere una moto per volta dall'atro lato del fosso.
Fatto. Di nuovo in sella, si fa per dire, perché spesso bisogna scendere per accompagnare la moto oltre i vari ostacoli naturali. Procediamo lenti ma si scende. E' buio, sono avanti io, la strada è ormai quella conosciuta, fatta altre due volte in entrambi i versi, ricordo chiaramente che a breve avrei dovuto trovare un guado e visto l'andazzo, la cosa preoccupa sia me che Stefano (Beppe era li per la prima volta). Un guado lo trovo ma non era quello che mi aspettavo.
Ancora una volta la strada è stata sbranata dalle piogge, davanti a me un buco di oltre un metro di altezza e largo tre. Spengo la moto e resto li ad aspettare i miei compagni di "sventura" fissando incredulo la non strada. Passano i minuti ma non vedo nessuno, decido di tornare indietro e trovo Beppe che cerca di accendere la moto con la leva. Batteria a terra. "cos'altro può succederci ?" fa Stefano che non sapeva ancora cosa ci aspettava.
Non ci siamo persi d'animo e con la forza delle braccia e l'ausilio della fune di Stefano usciamo anche da questo impiccio. Il guado era comunque li che ci aspettava. Eccolo, lo vediamo non è tanto rognoso si passa, peccato che non si capiva dove è finita l'uscita. Beppe la vede, è a sinistra di un grosso masso. Fiiuuu … proseguiamo, ormai pensiamo solo al peggio, sono ormai le 19:30 e siamo alla frutta, anzi all'ammazza caffè.


Altro guadone con rampa da fare decisi e siamo nel tratto facile, almeno questo era il ricordo. Sono ancora avanti, Beppe nel frattempo fora il posteriore e prosegue con andatura lenta. Altra frana. Mancano 800 metri all'asfalto, tento di proseguire passando rasente alla parete franata spingendo la moto ma niente da fare devo fermarmi ad aspettare gli altri perchè non riesco a passare. Il buio mi ha impedito di vedere la faccia di Stefano quando mi ha trovato li fermo con la moto in bilico sulla frana ma l'ho immaginata chiaramente, era la stessa faccia che ho fatto io al tornante successivo quando ho scoperto che la stessa frana si era presa anche la parte di sopra. Altro mazzo di culo per liberare 20 centimetri di passaggio e passiamo anche quest'ultimo ostacolo. Devo riconoscere che 'unica cosa che è mancata è la resistenza fisica ma sia Stefano, che Beppe, hanno avuto un grande spirito d'avventura.

Non vi ho raccontato tutto, alcune cose scopritele sul video.

Buonaaaaaa

Danilo Dr350




appunti dalla Redazione : è vivamente consigliata la visione del video :)) http://it.youtube.com/watch?v=izbb-_mG8R0