"Storie di Polverosi Enduristi"
Tranquillo, ma con complicazioni
uscita del 10 maggio 2008.
Partecipanti : Antonello, Giuseppe "Peppe", Gianni, Marco e .... Stefano al bar.
Scrive Antonello :
Tranquillo, ma con complicazioni Tranquillo, ma con complicazioni
Sotto un cielo coperto trovo il titieddu e l'husky di Gianni già
pronti al Gere-point, quindi arriva Stefano-A in visita di cortesia:
non è venuto con la sua "stradale" X-Challenge, con cui si ostina a
fare enduro (mi attengo anch'io alla autorevole classificazione d'uso
di Motociclismo, sottolineata con una vaga ombra di disappunto da
Stefano :-O, così impari a comprare certe riviste), bensì è in sella
alla "ultra-stradale" GS, pendolante da Torre delle Stelle. Alla fine
si aggiunge Beppe e partiamo in quattro.
Nella salita verso canaloni e Dispensa i miei sensori
reumatico-igrometrici-barometrici mi avvertono con dolorini e senso di
fatica che è meglio stare tranquilli. Così, seduti a Dispensa, mentre
intanto gocciola (ma durerà poco), dico a Marco che pur essendo
partito con intenzioni semi-bellicose per un percorso di allenamento
(tipo hamburger hill, motocarri ...) non mi trovo in condizione. Marco
però sembra aver capito solo la prima parte della frase e in pochi
secondi il suo GPS mentale di M.te Paulis elabora il tracciato di un
giro tranquillo ma con "complicazioni".
Una prima complicazione è quella di fare percorsi usuali andando a
cercare rogne, come entrare in certi canaloni (pratica inaugurata da
Gianni, che ci butta dentro la moto di peso, a cui ci accodiamo tutti)
o passare sulle pietre anche quando si potrebbero evitare.
Una seconda complicazione è quella di una pietraia smossa in salita
fatta due volte, dove bisogna galleggiare con l'anteriore.
Durante la sosta in altura che segue a un bel giro, denso di sterrati
in saliscendi e di single track, mi viene la malsana idea di provare
il Titieddu senza rendermi conto che sto per entrare in un piccolo
mondo stregato. La bestiolina viene messa in moto da Marco ("Con te
non partirebbe") che dopo aver sussurrato una formula magica me la
porge avvertendo "con questa moto si va seduti e si da gas". Faccio
una breve discesa pietrosa in prima e seconda, guardo il pedale del
cambio perchè non lo sento e decido di tornare indietro, mi fermo e dò
un colpetto per rimettere la prima come sulla mia moto, ma il pedale
si affloscia: pporc! Risalgo in seconda dando un po' di gas e faccio
appena in tempo a rendermi conto che: 1. il manubrio è storto, o la
forcella è svergolata, 2. il mono posteriore (Ohlins) copia molto bene
le pietre anche da seduti.
Marco conferma il manubrio storto dicendo che ci si è abituato (! se è
solo il manubrio ok, se fosse la forcella andrebbe allineata per ovvi
motivi). Purtroppo mi conferma anche che ho rotto il pedale del
cambio: mi sento con la faccia a terra, come il classico elefante nel
negozio di porcellane! Ma guardando meglio viene fuori che quella è
una moto di porcellana! Sia nel senso che in alcuni punti è delicata,
sia perchè impreziosita in una serie di particolari. Il pedale del
cambio ad esempio non è il solito prodotto industriale di acciao pieno
o in lega dei comuni mortali, ma è autocostruito dallo zio con un
tubino vuoto di sezione minima per risparmiare peso, da azionare con
delicatezza (persino il nottolino snodato è stato forato come un
colabrodo per togliere un paio di grammi, come si vede nella foto!).
Dunque cerco di rimediare, oltretutto per poter continuare il giro,
proponendo una saldatura a freddo con il bi-componente epossidico che
ho fra gli attrezzi. Nel mentre che l'epossidico indurisce (vedi foto dal cellulare:) Gianni
e Beppe si registrano le catene.
Col pedale del Titieddu ingessato (forse ora più robusto di prima, ma
appesantito!) si torna va verso il Gere-point. Mi fermo per regolare
il minimo e riparto cercando di spremermi un po': tanto il giro è
finito. Ho dimenticato però l'ultima "complicazione" programmata dallo
zio: la pietraia del greto del fiume c/o Geremeas. Le prime intenzioni
sono tranquillizzanti: "Quando diventa troppo difficile usciamo
dall'argine". In effetti è così: un po' di sabbia, poi pietre basse da
poter guidare in piedi. Ma una volta usciti aleggia la domanda:
rientriamo? Chiedo allo zio se il resto del percorso è conosciuto: no.
Allora vi aspetto qui. Gli altri vanno ma, rimasto solo come un
allocco, mi butto anch'io. Le pietre si ingrossano e diventano
irregolari, tocca sedersi e shakerare per bene la colonna vertebrale
(per Marco nel mio caso è tutta colpa del PDS dei K, inutile dire che
ho messo la molla progressiva e la sella alta e che le pietre sono
pietre). Dopo un po' mi fermo per riprendere fiato: molta la fatica e
tensione per tenere dritta la moto, se la inclini perdi subito
l'anteriore nello slancio.
Raggiungo il gruppo quando è arrivato al capolinea: Marco sceso dalla
moto sta tentando vanamente di farla salire sul gradino (gradone) di
un macigno. Si torna indietro, giro per primo: altra piccola pausa per
il fiato, poi sbaglio traiettoria e finisco sui pietroni più impestati
- nuova shakerata alle vertebre - prima di potermi finalmente mettere
in piedi nel tratto finale.
Non ho visto la caduta con ginocchiata di Gianni (tutto bene?) che ha
tentato di fare in piedi anche i pietroni balordi (persino Knight li
avrebbe fatti seduto, anche se a 50 all'ora!).
Al Gere-point ritroviamo Stefano con il suo tzigarru da locomotiva
sbuffante, e tra frizzi e lazzi volano come niente bottiglie di birra
e patatine. La vena dell'endurista cede un po' (molto!) a quella
dell'ubriacone, fino a che a buio pesto ce ne andiamo prima che ci
caccino.
Hic, alla prossima
Antonello
Scrive Marco:
.....ehhh......queste moto Ufficiali :-)) son delicate..... :-))
a parte gli scherzi.....mentre facevo la fasciatura alla leva del cambio col bicomponente, mi sembrava di fare la fasciatura alla zampetta fratturata di un uccellino ...... :-)) che tenerezza.... :-)) ah...ah....
Il prossimo che vorra' provare il TTeddu Factory Team, lo dovra' fare a piedi scalzi.....per poter avere la giusta sensibilita' con i diti dei piedi sulla levetta cambio "Factory" .... :-))
La fasciatura ha retto benissimo, dopo aver risparmiato il cambio scendendo dalla montagna tutto in 3a e poi in 4a, mi son conservato la levetta cambio per lo sbattimento sul greto del fiume....
bello.....
si inizia con ciottoli piccoli da 3a e 4a , sabbia, ciottoli piu' grandi .....ed alla fine boccioni di pietra grandi 80cm. da scalare in 1a e forse...2a.......
Alla fine non avendo mai concluso il percorso, e non sapendo "dopo" cosa c'era.....ho chiuso il gas prima di scavalcare completamente un pietrone....oltre unu casinu.....
a quel punto ho capito che se avessi continuato e mi fossi incartato male, i compagni non sarebbero venuti ad aiutarmi (troppo lontano e faticoso da fare a piedi) e quindi ho deciso di girare e tornare da loro.....
si....girare......
la moto era col posteriore in mezzo a sassi da 20cm. e l'anteriore sopra un sasso da 80cm....che fare???
indietro a spinta non tornava....caldo...mi sbottono.....rispingo...niente.....umhhh....
Rimetto in moto e.......ops ...da fianco della moto l'impenno e in aria la faccio girare, in 4 impennate ho girato la moto.... ale!!!
piano -piano mi sto' smaliziando.......chissa cosa sarò fra 20 anni....quanta esperienza fatta!!! ah...ah....
Saremo ancora Ragaazziii !!!..... mah.....
ritorno dai compagni e tutti usciamo dal fiume.....
Di corsa al gere bar a BERE.......eravamo tutti sovraccaldati e con le braccia a pezzi......tipo 3 colline del disonore di seguito, o 2 macigni.
Troviamo Stefano ad aspettarci in tenuta semi-stradal-enduro col BMW-DAKAR con 2 valige 24ore in alluminio attaccate dietro.....sti Tedeschi.....almeno farle un po' smussate ai borbi.....NO!!! a spigolo....sembrano le valige da elettricista.... mah.....
non capisco niente...pare che tra BMWisti se le invidino anche .....boh!!!!
Bellissima uscita.....
e ottima compagnia....
Ridendo e bevendo son tornato a casa alle 21,30!!!!
Ciaooo,
Marco.