Osini: una Classica per
Abusivi
25 aprile 2008
Report di
Stefano-Abusivo
Piccola compagnia, buon giro.
Alla fine eravamo solo
in due, ma e' andata bene comunque.
Certo, non e' il tipo
di giro ideale di molti qui: molti chilometri, piu' asfalto che fuoristrada e
piu' che altro sterrato, ma sempre bello ed emozionante. Gran giro abusivo alla
vecchia maniera che pero' non ci ha impedito di mettere il naso su qualche
tratto piu' duro e su qualche simpatica mulattiera. Il Tacco di Osini e Ulassai
e' un parco giochi meraviglioso che meriterebbe una due giorni e faremo in modo
di organizzarla l'anno venturo: promesso!
Giorgio aveva propositi piu'
sensati dei mei ed aveva intenzione di fare tutto asfalto all'andata e lasciarci
il divertimento alla fine. Io, scapestrato nel profondo, non ne avevo proprio
intenzione e quindi abbiamo iniziato i giochi da presto, percorrendo l'Orientale
e salendo dalla confluenza di Ollastu e Picocca verso Minderri'.
Dopo qualche
divagazione in zona, poco fruttuose ma divertenti, prendiamo la direzione di
Perdasdefogu.
Saliamo da
Carradori, entusiasmante come sempre.
All'inizio della salita incontriamo due
enduristi di Escalaplano con i quali ci fermiamo a chiaccherare di strade e
paesaggi. Ci raccontano dei possibili itinerari della zona (sanno poco, ma
comunque abbiamo fatto tesoro di interessanti spunti per il futuro) e ci portano
a scoprire un punto che abbiamo percorso mille volte ma che non avevamo mai
visto. E' la vita dell'endurista: sempre l'occhio sui sassi davanti e mai lo
sguardo intorno. La scoperta e' "S'Angurtidorgiu", un fiumiciattolo che scorre
incassato in una stretta valle verdissima che va a buttarsi dentro una caverna
sotto le rocce su cui passiamo ogni volta che attraversiamo il poligono di
Quirra.
Pranzo sontuoso a
Perdasdefogu (un panino, ma che panino!, e viziosissimo affogato al caffe') e
poi saliamo verso il monte. Proviamo un paio di soluzioni alternative rispetto a
quella che conoscevamo, mancando quella giusta per un pelo, e poi saliamo verso
"su connottu". Qui pero' incappiamo nei padroni di casa che decidono che non
possiamo passare; sono gentilissimi ed ospitali, ci indicano una strada
alternativa (siamo con il VP del locale motoclub), ma decidiamo di proseguire
piu' sicuri per asfalto. Pazienza, la strada per Jerzu e' comunque stupenda e in
venti minuti stiamo di nuovo giocando su sterratoni che passano in cima al
mondo, in mezzo al nulla (si fa per dire: ci sono orti e vigne dappertutto che
chiudono tutti i passaggi piu' diretti). Arriviamo finalmente al santuario di S.
Barbara, dove inizia il nostro "parco giochi".
E' un dedalo di
strade che girano in mezzo ai boschi. Gli affacci panoramici sono
incredibilmente belli: sembra di essere in cima ad una scogliera in mezzo ad un
mare verde. Anzi, qualche volta il mare lo si vede proprio. Anche se le strade
come tali sono a volte un po' ripetitive e solo il GPS conferma che in certi
punti non eravamo gia' passati, e' comunque divertente. Dove si vede un bivio ci
fermiamo e si decide se andare o meno; ovviamente si va e ogni volta e' piu'
bello. Ci fermiamo al Nuraghe Serbissi e a Funtana Sa Brecca, sotto i ciliegi in
fiore e lasciamo scorrere il tempo senza nessuna fretta.
Alla fine della
giornata scendiamo dalle gole di San Giorgio e iniziamo il nostro rientro verso
casa, concedendoci ancora qualche divagazione su strade un po' sterrate e un po'
no che ci riportano, passando per il parco eolico, al poligono dove eravamo la
mattina.