Uscita Aprile 2004

Geremeas-Monte Paulis-mulattiera De Sa Craba o Macigno(bella tosta!)-sottobosco-Monte Cresia


i partecipanti:

Marco Cornaro
TT350, Giuseppe Nissardi DR600, Maurizio Mura dom.650, Maurizio Cittadini DR350.



Report

Questa domenica un'altra uscitina niente male: appuntamento a Flumini alle 15.00, siamo io, Maurizio Cittadini, Maurizio Mura e Marco.

Raggiungiamo rapidamente Geremeas e prendiamo la strada di Mont'Arbu.
Al primo guado del Rio Geremeas constatiamo subito che, come previsto, i torrenti sono belli gonfi dopo le pioggie di questa settimana.
Sarà meglio evitare i guadi più profondi, anche perché io non ho nessuna intenzione di ripetere il bagno di due settimane fa e tutto quello che ne è seguito.

Saliamo rapidamente verso il nuraghe in mezzo a cascatelle e rivoli d'acqua e notiamo che in diversi punti i canaloni si sono approfonditi con le ultime pioggie.
Dopo una piccola pausa per foto e zigarro decidiamo di fare un giretto nella zona di Monte Paulis verso sa domu de is cassadoris, che i Maurizi non conoscono.
Non sarebbe la giornata più adatta, è tutto allagato con pozzangheroni profondi mezzo metro, io sbaglio anche strada in mezzo agli acquitrini e non arriviamo alla casa, ma siamo fortunati e in una radura sorprendiamo due bellissime femmine di cervo che ci guardano stupite per alcuni secondi prima di scomparire elegantemente nel bosco.

Torniamo poi indietro fino a Bruncu Scala Manna, da dove vogliamo tentare la famosa mulattiera di Natale.
Dopo una breve sosta nello spiazzo in cima alla mulattiera iniziamo a fare i complimentosi per decidere chi scenderà in testa al gruppo: "vai prima tu." "ma no, dopo di te.." "se vado prima io non incollatevi al culo...". Cittadini si stufa, rompe gli indugi, mette in moto e si tuffa giù per primo.
Il tratto iniziale è stranamente facile: poca pendenza, fondo regolare... cominciamo a preoccuparci, ma non avremo sbagliato strada??? Per tranquillizzarci poco più giù iniziano le rogne cercate, subito segnalate da una bella zappulata di Cittadini.
Lo aiutiamo a rialzarsi e proseguiamo con molta cautela.
Da questo punto inizia una serie di canaloni di tutte le taglie, alternati a pietre smosse e scalini su roccia, il tutto quasi sempre in single track ed a tratti con pendenze da brivido.
Alcuni canaloni sono veramente impossibili, si rischia di incastrarcisi dentro, e siamo costretti a cercare traiettorie alternative in mezzo agli arbusti che hanno invaso metà della vecchia sede stradale.
Più giù ancora troviamo un enorme macigno di circa 3 m di lato franato dal costone proprio in mezzo alla strada. Lascia uno stretto passaggio sulla destra (scendendo) dal lato del precipizio ed un varco ancora più angusto a sinistra verso la parete rocciosa verticale (vedi foto).
Io ricordavo molto bene questo passaggio perché, seguendo il tracciato ripetuto tante volte con il Caballero negli anni '70, in una delle mie prime uscite in solitario con il DR, più o meno 15 anni fa, avevo rifatto la mulattiera in salita.
Probabilmente allora il fondo era in condizioni migliori di adesso e sicuramente io ero più giovane e baldanzoso, a tentarla oggi in salita credo che mi metterei in guai molto grossi.
Comunque quando ero arrivato al massone mi era sceso un bell'arrullone ed avevo dovuto sudare sangue per passare nel varco verso la parete con la moto inclinata ed il manubrio di traverso, se no si incastrava(non mi ero fidato a passare dall'altra parte per paura di precipitare).
Noi oggi in discesa, con un po' di cautela, passiamo dal lato del burrone senza problemi, sfiorando il macigno.
Più avanti i due Maurizi allungano ed io resto bloccato in uno stretto canalone dalla cui parete si stacca un pietrone che si incastra tra il cerchio, i raggi e la pinza freno della ruota anteriore.
Anche la posteriore è ammorsata nel canalone e non riesco ad andare ne avanti ne indietro.
Se la lasciassi la moto resterebbe in piedi da sola ma ho paura di piegare i raggi.
Per fortuna c'è Marco che tira via la pietra e mi libera.
Si prosegue così allegramente tra rami in faccia, sobbalzi su pietrone smosse, scivolate recuperate per miracolo e così via fino alla base della pietraia.
Piccola sosta per riprendere fiato, siamo tutti paonazzi e sudati ma la mulattiera "di Natale" (Marco propone di ribattezzarla "di Pasqua", ma io opterei per "del macigno"), almeno in discesa, è stata domata. Qualche foto ricordo e si riparte.

Ci dirigiamo a destra verso Su Culu a Soli (vi piace il nome? :-DD) per evitare il guado dei cinghiali che oggi deve essere un po' pericoloso.
I Maurizi si lanciano con furia su per la mulattiera mentre io e Marco, tirato fuori il seghetto, diamo una bella potata ad una serie di rami che l'altra volta ci hanno bastonato per benino.
Qualcuno dovrebbe ringraziarci per questa opera meritoria, specie quel collega che ha lasciato sul terreno tutte quelle plastiche massacrate dai rami suddetti.

Raggiunti i ragazzi ci dirigiamo verso Dispensa Vecchia, e da qui, visto che ne vogliamo ancora, ci lanciamo su per il sentiero dei guadi lungo il Rio Sa Ceraxa, verso Arcu de Buddui.
Nella zona a cavallo del guado più rognoso raggiungiamo un gruppo di ragazzi con due 4*4, un Suzukino ed una grossa Toyota (come ha fatto ad arrivare fin qui senza incastrarsi nel tunnel sotto il bosco???), attrezzata con lo snorkel all'aspirazione (mi sarebbe piaciuto averlo nel Picocca :-DDD).
Nella rampa subito dopo il guado il Suzukino fa un po' da tappo a Cittadini, che ha un attimo di esitazione e cade, per poi ripartire prontamente.
Io seguo Marco su una strana traiettoria laterale, per fare il guado in un punto meno profondo, e sono costretto a fare un po' di decespugliamento violento. I ragazzi, che forse si sentono un po' in colpa per l'ostacolo ci incitano a smanettare per superare la salita.
In questo clima da speciale con il pubblico ci lanciamo su smanettando, fra sgommate ed impennate fino ad Arcu de Buddui.

Mentre facciamo una piccola pausa con spuntino, dal bosco appare il nostro amico carbonaio di Burcei con la fida e ferocissima Lupin, una femmina di pastore tedesco, che a noi, nonostante tutti gli ammonimenti del padrone, sembra docile e festosa.
Scambiamo quattro chiacchiere con il signor Zuncheddu, che ,a parte la deprecabile abitudine di chiudere il sentiero nel bosco con un cavo d'acciaio e coperchio giallo di segnalazione, sembra una brava persona e dividiamo il cioccolato delle uova di Pasqua con Lupin, che diventa sempre più socievole.
Il carbonaio ci invita a vedere le carbonaie e mentre scavalchiamo il famoso cavo ci inciampa e finisce per terra.
Non possiamo trattenere una risatina ed una battuta:"Glielo avevamo detto che era pericoloso quel cavo!" Invece di prenderci a roncolate come meritiamo, l'amico si unisce alla risata e ci guida nel suo regno.
Ci mostra le fumarole, grossi mammelloni con sotto la catasta di legna, ricoperta da terra e pietre, con tanti piccoli fori radiali a varie altezze da cui escono sbuffetti di fumo, il tutto disposto con arte antica e protetto da cortine di vegetazione per evitare che il vento provochi una combustione asimmetrica.
E' una cosa mai vista per noi e molto interessante, sarebbe bello portare i bambini a vederle, anche perchè, a quanto dice il carbonaio, ormai questo mestiere non lo fa più nessuno e la tradizione andrà persa.
Pensate che quest'uomo vive lì da eremita da circa un mese in una specie di tenda sotto il bosco e le carbonaie devono bruciare per giorni e giorni, sempre attentamente sorvegliate.
Però l'aria è buona, l'acqua anche e c'è una pace incredibile ed a lui piace, anche se forse ogni tanto si sente un po' solo.
Altrimenti non verrebbe a chiacchierare con questi dannati, fracassoni, rompic... di polverosi :-)).

Qualche testa calda vorrebbe ancora scendere dalla mulattiera lungo il Rio Buddui (e magari anche risalirci, vero? :-))), ma l'ora è tarda (colpa delle pause zigarro di Marco che sono troppo lunghe :-))) e prendiamo la via del ritorno da Arcu su Crabiolu - Codoleddu - Piscina Nuxedda.

Di questa uscita ci resterà un bel ricordo (e svariate incisioni sul carter provocate dai canaloni della mulattiera del macigno :-DDD).

Grazie a tutti e alla prossima.

Giuseppe DR600