Questa domenica un'altra
uscitina niente male: appuntamento a Flumini alle 15.00, siamo io,
Maurizio Cittadini, Maurizio Mura e Marco.
Raggiungiamo rapidamente Geremeas e prendiamo la strada di
Mont'Arbu.
Al primo guado del Rio Geremeas constatiamo subito che, come
previsto, i torrenti sono belli gonfi dopo le pioggie di questa
settimana.
Sarà meglio evitare i guadi più profondi, anche perché io
non ho nessuna intenzione di ripetere il bagno di due settimane fa e tutto
quello che ne è seguito.
Saliamo rapidamente verso il nuraghe in mezzo a cascatelle e rivoli
d'acqua e notiamo che in diversi punti i canaloni si sono approfonditi con
le ultime pioggie.
Dopo una piccola pausa per foto e zigarro decidiamo
di fare un giretto nella zona di Monte Paulis verso sa domu de is
cassadoris, che i Maurizi non conoscono.
Non sarebbe la giornata più
adatta, è tutto allagato con pozzangheroni profondi mezzo metro, io
sbaglio anche strada in mezzo agli acquitrini e non arriviamo alla casa,
ma siamo fortunati e in una radura sorprendiamo due bellissime femmine di
cervo che ci guardano stupite per alcuni secondi prima di scomparire
elegantemente nel bosco.
Torniamo poi indietro fino a Bruncu Scala Manna, da dove vogliamo
tentare la famosa mulattiera di Natale.
Dopo una breve sosta nello
spiazzo in cima alla mulattiera iniziamo a fare i complimentosi per
decidere chi scenderà in testa al gruppo: "vai prima tu." "ma no, dopo di
te.." "se vado prima io non incollatevi al culo...". Cittadini si stufa,
rompe gli indugi, mette in moto e si tuffa giù per primo.
Il tratto
iniziale è stranamente facile: poca pendenza, fondo regolare... cominciamo
a preoccuparci, ma non avremo sbagliato strada??? Per tranquillizzarci
poco più giù iniziano le rogne cercate, subito segnalate da una bella
zappulata di Cittadini.
Lo aiutiamo a rialzarsi e proseguiamo con molta
cautela.
Da questo punto inizia una serie di canaloni di tutte le
taglie, alternati a pietre smosse e scalini su roccia, il tutto quasi
sempre in single track ed a tratti con pendenze da brivido.
Alcuni
canaloni sono veramente impossibili, si rischia di incastrarcisi dentro, e
siamo costretti a cercare traiettorie alternative in mezzo agli arbusti
che hanno invaso metà della vecchia sede stradale.
Più giù ancora
troviamo un enorme macigno di circa 3 m di lato franato dal costone
proprio in mezzo alla strada. Lascia uno stretto passaggio sulla destra
(scendendo) dal lato del precipizio ed un varco ancora più angusto a
sinistra verso la parete rocciosa verticale (vedi foto).
Io ricordavo
molto bene questo passaggio perché, seguendo il tracciato ripetuto tante
volte con il Caballero negli anni '70, in una delle mie prime uscite in
solitario con il DR, più o meno 15 anni fa, avevo rifatto la mulattiera in
salita.
Probabilmente allora il fondo era in condizioni migliori di
adesso e sicuramente io ero più giovane e baldanzoso, a tentarla oggi in
salita credo che mi metterei in guai molto grossi.
Comunque quando ero
arrivato al massone mi era sceso un bell'arrullone ed avevo dovuto sudare
sangue per passare nel varco verso la parete con la moto inclinata ed il
manubrio di traverso, se no si incastrava(non mi ero fidato a passare
dall'altra parte per paura di precipitare).
Noi oggi in discesa, con un
po' di cautela, passiamo dal lato del burrone senza problemi, sfiorando il
macigno.
Più avanti i due Maurizi allungano ed io resto bloccato in uno
stretto canalone dalla cui parete si stacca un pietrone che si incastra
tra il cerchio, i raggi e la pinza freno della ruota anteriore.
Anche
la posteriore è ammorsata nel canalone e non riesco ad andare ne avanti ne
indietro.
Se la lasciassi la moto resterebbe in piedi da sola ma ho
paura di piegare i raggi.
Per fortuna c'è Marco che tira via la pietra
e mi libera.
Si prosegue così allegramente tra rami in faccia, sobbalzi
su pietrone smosse, scivolate recuperate per miracolo e così via fino alla
base della pietraia.
Piccola sosta per riprendere fiato, siamo tutti
paonazzi e sudati ma la mulattiera "di Natale" (Marco propone di
ribattezzarla "di Pasqua", ma io opterei per "del macigno"), almeno in
discesa, è stata domata. Qualche foto ricordo e si riparte.
Ci dirigiamo a destra verso Su Culu a Soli (vi piace il nome? :-DD) per
evitare il guado dei cinghiali che oggi deve essere un po'
pericoloso.
I Maurizi si lanciano con furia su per la mulattiera mentre
io e Marco, tirato fuori il seghetto, diamo una bella potata ad una serie
di rami che l'altra volta ci hanno bastonato per benino.
Qualcuno
dovrebbe ringraziarci per questa opera meritoria, specie quel collega che
ha lasciato sul terreno tutte quelle plastiche massacrate dai rami
suddetti.
Raggiunti i ragazzi ci dirigiamo verso Dispensa Vecchia, e da qui,
visto che ne vogliamo ancora, ci lanciamo su per il sentiero dei guadi
lungo il Rio Sa Ceraxa, verso Arcu de Buddui.
Nella zona a cavallo del
guado più rognoso raggiungiamo un gruppo di ragazzi con due 4*4, un
Suzukino ed una grossa Toyota (come ha fatto ad arrivare fin qui senza
incastrarsi nel tunnel sotto il bosco???), attrezzata con lo snorkel
all'aspirazione (mi sarebbe piaciuto averlo nel Picocca :-DDD).
Nella
rampa subito dopo il guado il Suzukino fa un po' da tappo a Cittadini, che
ha un attimo di esitazione e cade, per poi ripartire prontamente.
Io
seguo Marco su una strana traiettoria laterale, per fare il guado in un
punto meno profondo, e sono costretto a fare un po' di decespugliamento
violento. I ragazzi, che forse si sentono un po' in colpa per l'ostacolo
ci incitano a smanettare per superare la salita.
In questo clima da
speciale con il pubblico ci lanciamo su smanettando, fra sgommate ed
impennate fino ad Arcu de Buddui.
Mentre facciamo una piccola pausa con spuntino, dal bosco appare il
nostro amico carbonaio di Burcei con la fida e ferocissima Lupin, una
femmina di pastore tedesco, che a noi, nonostante tutti gli ammonimenti
del padrone, sembra docile e festosa.
Scambiamo quattro chiacchiere con
il signor Zuncheddu, che ,a parte la deprecabile abitudine di chiudere il
sentiero nel bosco con un cavo d'acciaio e coperchio giallo di
segnalazione, sembra una brava persona e dividiamo il cioccolato delle
uova di Pasqua con Lupin, che diventa sempre più socievole.
Il
carbonaio ci invita a vedere le carbonaie e mentre scavalchiamo il famoso
cavo ci inciampa e finisce per terra.
Non possiamo trattenere una
risatina ed una battuta:"Glielo avevamo detto che era pericoloso quel
cavo!" Invece di prenderci a roncolate come meritiamo, l'amico si unisce
alla risata e ci guida nel suo regno.
Ci mostra le fumarole, grossi
mammelloni con sotto la catasta di legna, ricoperta da terra e pietre, con
tanti piccoli fori radiali a varie altezze da cui escono sbuffetti di
fumo, il tutto disposto con arte antica e protetto da cortine di
vegetazione per evitare che il vento provochi una combustione
asimmetrica.
E' una cosa mai vista per noi e molto interessante,
sarebbe bello portare i bambini a vederle, anche perchè, a quanto dice il
carbonaio, ormai questo mestiere non lo fa più nessuno e la tradizione
andrà persa.
Pensate che quest'uomo vive lì da eremita da circa un mese
in una specie di tenda sotto il bosco e le carbonaie devono bruciare per
giorni e giorni, sempre attentamente sorvegliate.
Però l'aria è buona,
l'acqua anche e c'è una pace incredibile ed a lui piace, anche se forse
ogni tanto si sente un po' solo.
Altrimenti non verrebbe a
chiacchierare con questi dannati, fracassoni, rompic... di polverosi :-)).
Qualche testa calda vorrebbe ancora scendere dalla mulattiera lungo il
Rio Buddui (e magari anche risalirci, vero? :-))), ma l'ora è tarda (colpa
delle pause zigarro di Marco che sono troppo lunghe :-))) e prendiamo la
via del ritorno da Arcu su Crabiolu - Codoleddu - Piscina Nuxedda.
Di questa uscita ci resterà un bel ricordo (e svariate incisioni sul
carter provocate dai canaloni della mulattiera del macigno :-DDD).
Grazie a tutti e alla prossima.
Giuseppe DR600