Uscita Dicembre 2003

Cagliari-Simbiritzi-Tasonis-Serpeddì-Tuviois-Monte Genis-Dolianova-Cagliari


i partecipanti:

Marco Cornaro TT350 , Daniele Sanna DRZ400 e Giuseppe Nissardi DR600.

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Report

L’appuntamento è per le 14.30 a Simbirizzi. Io, con il DR600, sono il primo ad arrivare e, a sorpresa, il secondo a presentarsi è Calogero, su Opel Astra SW fuori ordinanza, con il piccolo Davide, che oggi compie 3 anni, munito di biciclettina da cross con le rotelle, casco e stivali. 

Arrivano anche Marco (TT350) e Danix (Z400) e dopo gli auguri di rito, foto e filmati con il bambino, finalmente si parte. Non portiamo Calogero che non ha un mezzo adatto al percorso, ancora ancora potrebbe venire Davide, che sicuramente se la caverebbe meglio del babbo :-). 

Il giro prevede una escursione verso Serpeddì e Monte Genis con rientro dalle colline sopra Dolianova. Sotto la guida di Danix tagliamo dritti attraverso il villaggio Tasonis e raggiungiamo rapidamente la Sinnai - Serpeddì, dove purtroppo sono in corso lavori per trasformarla in una specie di autostrada. Proseguiamo fino al bivio ai piedi della cima e svoltiamo a destra verso Burcei. 

Al termine della discesa, poco prima dell’abitato si gira a sinistra nella strada per Monte Genis, segnalata da una macchina bruciata, che si spinge verso Nord per 15-20 Km fino ai piedi della montagna. Il percorso è molto gradevole e variabile, con saliscendi, tornanti e alternanza di tratti facili con altri più impegnativi con fondo in roccia e canaloni. Ogni tanto facciamo una piccola sosta e Danix smanetta sul GPS e tira fuori la sua fotocamera digitale ipertecnologica per immortalare le moto ed il paesaggio, mentre io faccio la radiocronaca continua con il mio registratorino digitale (ma la polvere ed i polverosi non dovrebbero essere nemici della alta tecnologia?!?). 

Marco trova il tempo per prendere una innocua scivolata in un tornante, lui dice che è colpa mia che gli ho fatto da “tappo”, io nego recisamente :-D. Arrivati a Cuil''e s’Angassua ci spingiamo in esplorazione su un sentierino in direzione Est, lungo il corso del Rio Ollastu, verso le antiche miniere d’argento di Serra 'e s’Ilixi e Tacconis. 

Lo scenario è splendido: a destra il torrente scorre allegramente e a sinistra si alternano ripide pareti rocciose e tratti di bosco, un gruppetto di maiali al pascolo brado ci scorta fino ad una passerella sul fiume dove, purtroppo, ci dobbiamo arrestare. Il ponticello è fatto di tavoloni appoggiati su dei gabbioni, ma manca una campata e non si può attraversare. Poco più su si potrebbe guadare il fiume con le moto in un punto meno profondo, ma un folto macchione di oleandri impedisce di ricongiungersi al sentiero oltre il guado. Tento una esplorazione a piedi con il solo risultato di riempirmi completamente d’acqua lo stivale sinistro, dopo un tentativo di salto dal ponticello riuscito a metà. Peccato, bisogna tornare indietro, e la prossima volta portarsi un tavolone da casa o attrezzarsi per dare una potatina agli oleandri. 

Facciamo ancora qualche foto ma bisogna sbrigarsi, comincia a farsi tardi e da Nord-Ovest si avvicinano minacciosi nuvoloni neri. Torniamo indietro fino a poco prima dell’ovile presso la vecchia miniera di Tuviois, dove svoltiamo a destra per passare a Sud-Ovest della cima di Monte Genis e raggiungere la strada che porta a S. Giorgio, a Nord di Dolianova. Anche questo percorso è molto bello, con vari guadi e qualche tratto impegnativo a pendenza elevata. 

Non appena risaliamo sulle colline, a quota 800 m, entriamo in una nuvola ed improvvisamente si spegne la luce. Pioviggina, il terreno è fradicio e la visibilità è a 10 m scarsi. E’ l’ora ed il posto ideali per perdersi. Per fortuna avevo fatto questo tratto solo una settimana fa e procedendo a passo d’uomo in fila indiana, alla luce dei fari, senza scomodare il GPS di Danix, che teniamo come ultima risorsa di scorta, riusciamo a seguire la traccia giusta fino ad uscire sull’asfalto. 

L’ultimo tratto del rientro, tanto per cambiare, lo facciamo sotto una pioggerellina gelida, il piede sinistro è sempre a mollo e ghiacciato, ma il cuore è caldo, gran bel giro, da rifare, magari con più tempo a disposizione.

Alla prossima.
Giuseppe